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ADOLESCENS

Mi chiedono spesso di parlare di adolescenti, forse perché mi piace ascoltarli.


Come adulto, sono il participio passato di un tempo che ragazze e ragazzi mi raccontano con parole scarne, vestite d’enfasi, a volte accelerate in ritmi concitati. Li sento vicini e riconosco emozioni e pensieri che mi sono appartenuti. Allo stesso tempo, però, avverto che qualcosa è mutato, in loro, intorno a loro.

Mi accorgo che l’errore è divenuto fallimento e il tempo un’occasione, quasi sempre persa. E l’invidia… quanta invidia. Sono sentimenti e pensieri appiccicati, da cui non riescono a liberarsi anche quando riconoscono la sofferenza che comportano.

Qualcuno gli ha fatto credere che dipenda tutto da loro, dai loro desideri, dalla loro volontà, dalla loro forza… e adesso che non riescono, che non vincono, che non risplendono del loro talento, si sentono traditi, o falliti. Fanno i conti con la tristezza, che è sentimento intessuto all’adolescenza, ma questa sembra più rancorosa di un tempo, sospesa fra il ritiro nella vergogna e il desiderio di rivalsa, quasi vendetta.

Incontrare un adolescente che non riesce ad immaginare il proprio futuro, che sa cosa evitare ma non cosa desiderare, suscita anche in me un vissuto di fallimento… il nostro.

Non resta allora che congedare l’adolescente ed incontrare altri adulti, senza fretta, solo per fantasticare e gioire dei futuri possibili dei nostri ed altrui figli.

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